Cos'è l'anima ?

27.11.2016 13:20

Con il termine anima, che deriva da ànemos (soffio, vento), si intende il principio primo dell’attività di tutti gli esseri viventi. Per San Tommaso d’Aquino e per la dottrina della Chiesa Cattolica (Concilio di Vienna), l'anima è il principio vitale da cui scaturisce ogni azione corporea, quella dell'apparato locomotore come quella della psiche. L'anima non sta in un luogo particolare del corpo perché è l'architetto interiore che dà forma alla materia informe, che struttura la materia in modo tale da renderla un essere vivente, è il principio vitale che unifica, organizza e armonizza ogni più piccola parte del corpo penetrandola alla radice e totalmente. Si può dire, con San Tommaso d'Aquino, che non è il corpo che contiene l'anima ma è l'anima che contiene il corpo e lo contiene fino a quando continuano a rimanere in vita quegli elementi corporei indispensabili ad assicurare il mantenimento dell'unitarietà funzionale dell'organismo.

San Pio X nel suo Catechismo Maggiore scrive : “l’anima è la parte più nobile dell’uomo, perché è sostanza spirituale, dotata d’intelletto e di volontà, capace di conoscere Dio e di possederlo eternamente. (...) l’anima nostra non si può né vedere né toccare perché è spirito. (...) l’anima umana non muore mai: la fede e la stessa ragione provano che essa è immortale“. 

Teoria quantistica ed esistenza dell'anima

Un medico e un fisico quantistico di fama mondiale, l’americano dott. Stuart Hameroff e l’inglese Sir Roger Penrose, hanno sviluppato una teoria che potrebbe dimostrare definitivamente l’esistenza dell’anima. Secondo la Teoria Quantistica della Coscienza elaborata dai due scienziati, le nostre anime sarebbero inserite all’interno di microstrutture chiamate “microtubuli”, contenute all’interno delle nostre cellule cerebrali. La loro idea nasce dal considerare il nostro cervello come una sorta di “computer biologico”, equipaggiato con una rete di informazione sinaptica composta da più di 100 miliardi di neuroniEssi sostengono che la nostra esperienza di coscienza è il risultato dell’interazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli, un processo che i due hanno definito “Orch-OR” (Orchestrated Objective Reduction). Con la morte corporea, i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni in essi contenute non vengono distrutte. In parole povere, più legate ad un linguaggio tradizionale, l’anima non muore, ma torna alla sua sorgente.

Quando il cuore smette di battere e il sangue non scorre più, i microtubuli smettono di funzionare perdendo il loro stato quantico”, spiega il dott. Hameroff, professore emerito presso il Dipartimento di Anestesiologia e Psicologia e direttore del Centro di Studi sulla Coscienza presso l’Università dell’Arizona. “L’informazione quantistica all’interno dei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, ma viene riconsegnata al cosmo. Quando un paziente torna a vivere dopo una breve esperienza di morte, l’informazione quantistica torna a legarsi ai microtubuli, facendo sperimentare alla persona i famosi casi di premorte”, spiega Hameroff al Daily Mail. La grande portata di questa teoria è evidente: la coscienza umana, così intesa non si esaurisce nell’interazione tra i neuroni del nostro cervello, ma è un informazione quantistica in grado di esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminatoSi tratta di quella che per secoli le religioni hanno definito “anima. 

L’esperienza terrena non sarebbe altro che una fase dell’evoluzione spirituale della coscienza umana, infatti le religioni come l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam, insegnano l’immortalità dell’anima. Questa teoria può aprire una nuova stagione di confronto positivo tra la ragione e la fede, la religione e la scienza. Anche secondo il credo buddista e induista, l’anima è parte integrante dell’Universo ed esiste al di fuori del tempo e dello spazio. 

 

L'esistenza dell'anima spirituale è dimostrabile anche  per via logico deduttiva: essa si deduce dall'esistenza di tre attività umane che trascendono il corpo e la materia stessa. Queste attività sono la conoscenza intellettiva (da non confondere con la semplice conoscenza sensitiva), l'autocoscienza o conoscenza riflessa o riflessione, il desiderio della felicità assoluta e quindi dell'eternità. Conoscere nel senso intellettuale non consiste nel semplice prendere, toccare, sentire o vedere le cose con i sensi e con il cervello che è il centro di integrazione dei sensi. Il cervello, infatti, è dotato di immaginazione riproduttrice (capacità di riprodurre l’oggetto visto), immaginazione associativa (capacità di associare le immagini degli oggetti visti) e memoria (capacità di conservare le immagini). I sensi hanno il compito di registrare le cose come si presentano ma solo l’intelligenza è in grado di chiedersi : che cos’è questo?

Quando definiamo le cose, la definizione presenta le cose nella loro essenza e questa essenza viene estratta fuori dalla materia, liberata dalla materia, dal tempo e dallo spazio, quindi sradicata dal suo contesto materiale, particolare, limitato, finito. La definizione presenta le cose nella loro essenza e astrae da tutto ciò che è sensibile e materiale. Questo prova che l’anima umana strappa le essenze dal mondo della natura, le definisce fuori dal tempo e dallo spazio e la rappresenta nell'infinito di Dio.

Posso desiderare una felicità assoluta, cioè libera da vincoli e da limitazioni e tale, quindi, da non finire mai perché esiste già in me qualcosa che tende alla perfezione e all’eternità. Ogni soggetto dotato di conoscenza desidera di perdurare nell’essere nel modo con il quale conosce l’essere: quello che conosce l’essere di un momento desidera solo questa esistenza momentanea, quello che conosce l’essere perpetuo desidera di essere sempre e poiché nessun desiderio naturale può essere vano, questo soggetto conoscente deve essere sempre.

La ribellione contro Dio ha prodotto la ribellione delle potenze inferiori dell'anima (passioni) contro le superiori (ragione e volontà) per cui l'uomo spesso non fa il bene che vuole ma il male che non vorrebbe (disordini dell'anima). Scrive S. Agostino: l’anima comanda che la mano si muova, e la cosa avviene così immediatamente che a stento si distingue il comando dall’esecuzione: eppure l’anima è spirito e la mano è materia. L’anima comanda poi a se stessa di volere: si tratta della medesima anima, eppure non obbedisce. Come mai ciò? Perché? L’anima, dico, ordina di volere: non ordinerebbe se non volesse, eppure, non esegue ciò che essa stessa ordina. (...) Non è (...) incredibile che avvenga di volere e di non volere nello stesso tempo, perché è una debolezza dell’anima (...)

Tra gli anni 1970 e 1980 la Psicobiofisica dell'Ing. Marco Todeschini, infatti, comprende in sé: - una parte fisica, che dimostra come tutti i fenomeni naturali si identificano in particolari movimenti di spazio fluido, retti da una sola equazione matematica; - una parte biologica, che dimostra come tali movimenti, allorquando si infrangono contro i nostri organi di senso, producono in questi delle correnti elettriche, che vengono trasmesse dalle linee nervose al cervello, suscitando nella psiche, ed esclusivamente in essa, le sensazioni di luce, elettricità, calore, suono, ecc; svelano pure la meravigliosa tecnologia elettronica di tutti gli organi del sistema nervoso; - una parte psichica, che dà le dimostrazioni scientifiche dell’esistenza dell’anima umana, del mondo spirituale e di Dio.

Da Adamo ed Eva il corpo è diventato corruttibile e reca in sé l’imprinting di un evidente conflitto fra le varie componenti psichiche. Un conflitto che fa dire all’apostolo Paolo che la carne ha desideri contrari allo spirito. Dopo il peccato originale, l’io spirituale creato da Dio, dotato di coscienza e volontà, animando una materia vivente contaminata, subisce una situazione di disordine, non nella sua essenza, ma nelle sue operazioni.

Platone localizzava l’anima nel punto di attacco della corda spinale con il cervelletto, Cartesio nella ghiandola pineale, J.C. Eccles, premio nobel per la neuro-biologia, nei moduli piramidali della corteccia sensitivo motoria.

Durante il ritorno dalla luna dopo la missione Apollo 14, l'astronauta Edgar Mitchell fissava dalla finestra il pianeta blu, la Terra. In quel momento qualcosa di profondo lo colpì. All'improvviso venne spinto fuori dal suo normale stato di coscienza e sentì una intensa unità, una connessione col pianeta Terra e con tutto l'universo. Non aveva mai avuto una tale esperienza. Il suo ego e il mondo esterno si fusero. Non poteva più distinguere una differenza; era divenuto lui stesso l'intero universo! I suoi pensieri sembravano avere effetto sul mondo esterno e il mondo esterno sembrava avere effetto sui suoi pensieri. Era divenuto pienamente consapevole del fatto che la separazione tra il suo ego e l'universo non esisteva. Era l'esperienza descritta in termini di scienza quantistica da David Bohm (link), dove l'osservatore diviene l'osservato!

L’esperienza di Mitchell, così come viene descritta in “Souls of distortion Awakening” di Jan Wicherink rappresenta l’apoteosi dell’epifania di una verità superiore in grado di modificare per sempre la consapevolezza di una persona e l’approccio stesso alla vita. Con alcune smagliature rispetto alle "Credenze della fede Cristiana" da Altrogiornale.org "Cos'è l'anima umana e come funziona".