Coraggio da Don Tonino Bello
25.04.2014 17:22
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Don Tonino Bello in Regina Mundi
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Don Tonino Bello è nato ad Alessano (LE) il 18 marzo 1935.
(da ReginaMundi.info)
Figlio di un carabiniere e di una casalinga, una famiglia modesta ma ricca di fede. Egli stesso racconta: «Ho perduto mio padre a cinque anni. Ma mia madre non si è scoraggiata ed ha avuto molta fiducia nel Signore. Non era una bigotta ed ha condotto avanti tutta una famiglia». Di quegli anni ricorderà la miseria e le difficili condizioni di vita, ma insieme ad esse di quei tempi e di quella terra conservava il ricordo «delle cose semplici e pulite di cui vivono gli umili: tepori di focolari nelle sere d’inverno, preghiere mormorate attorno alla tavola, sapore di pane (solo pane), profumi di campo e di bucato, interminabili veglie all’aperto nelle notti d’estate, in cui il racconto dei più vecchi si caricava di inesprimibili nostalgie e fermava per un poco i sogni dei più giovani».
Entrato ancora ragazzo nel seminario di Ugento, ricevette lì la sua prima formazione per poi trasferirsi a Molfetta presso il Seminario Regionale Pugliese dove ricevette l'istruzione filosofica e quindi, nell’autunno del 1953, approdò a Bologna presso il seminario Onarmo per studiare Teologia negli anni di episcopato del Card. Lercaro, e ricevere una preparazione per la pastorale del mondo del lavoro. Egli si presenta come un figlio del Sud che fin dalla giovinezza si schiera decisamente dalla parte dei poveri. Quando una famiglia veniva sfrattata lui, giovane rettore, la ospitava in Seminario. Lo stesso farà da Vescovo ospitando in episcopio a Molfetta alcune famiglie sfrattate. Conseguì la Licenza in S. Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano e il Dottorato presso la Pontificia Università Lateranense.
A Bologna dalle mani del Card. Lercaro, il giovane Tonino Bello ricevette gli ordini minori, e l’ordinazione Diaconale. Ma fu mons. Ruotolo nella sua Alessano che l’8 dicembre 1957 lo ordinò presbitero. L’età non era ancora quella canonica, ma il Vescovo richiese la dispensa per ordinare questo giovane promettente sacerdote. Mons. Cremonini, Padre spirituale del seminario Onarmo, così scrive il 6 dicembre 1957 alla mamma di don Tonino:«Nella festa a noi tanto cara della Immacolata regina del cielo e della terra, sarà conferita una dignità divina e il potere di dispensare alle anime dei fedeli gli ineffabili doni della grazia al suo egregio ed amabile figliolo, dotato di speciali doti di mente e di cuore, ornamento del nostro Seminario».
Dopo il servizio in Seminario, venne nominato Direttore dell'Ufficio Pastorale, parroco della parrocchia del S. Cuore di Ugento e, successivamente, parroco della parrocchia della Natività della B. V. Maria di Tricase. Il 10 agosto 1982 viene eletto Vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e il 30 settembre dello stesso anno di Ruvo di Puglia.
È ormai noto a tutti che mons. Bello, negli anni dell’episcopato, aveva posto il suo tavolo da lavoro, dove scriveva lettere, elaborava scritti, componeva discorsi e omelie, nella Cappella dell’Episcopio, nella costante presenza eucaristica. Tale scelta non è dettata da motivi contingenti, ma da veri e propri motivi di natura spirituale. Il suo lavoro, il suo impegno, il suo ministero trovano fondamento, slancio, comprensione, conforto, fiducia solo nell’Eucaristia. Da lì tutto parte e tutto converge.
Egli non smise mai di formare e esortare i suoi sacerdoti alla comunione che egli esprimeva con l’immagine del camminare insieme, senza fughe in avanti di pochi e senza rallentamenti. Egli incontra i poveri personalmente, gira per le strade della città, va alla stazione, incontra i barboni. Non si limita alla compassione, vuole dare loro dignità. La povertà è un itinerario che si impara, diceva. Ed egli nel tempo continuò a spogliarsi di tutto, e non fece mai mancare ad alcuno il sostegno. A chi gli diceva di non essere ingenuo nel dare soldi, rispondeva che il povero che chiede è Cristo e non possiamo cacciare Cristo che bussa alla nostra porta.
Aperta la sua casa agli ultimi, impegnato sul fronte della giustizia con chi era nel bisogno, don Tonino spinse la sua attenzione verso quelli che riteneva essere i più poveri. Fondò centri di accoglienza per i tossicodipendenti e per gli extracomunitari. Dotò la Diocesi di un piano pastorale cui diede il seguente titolo: «Insieme alla sequela di Cristo sul passo degli ultimi», in cui tracciava le linee guida dell'azione pastorale. Rilanciò la Caritas diocesana con le sue opere, favorì l'azione del laicato e si impegnò a realizzare quella “comunione” che era la Chiesa così come voluta dal Concilio Vaticano II. Nel 1985 fu nominato Presidente nazionale di Pax Christi, facendosi profeta di giustizia sulle vie della pace fino all'ultimo suo respiro.
Un impegno per la pace suggerito, assunto e realizzato fin negli ultimi giorni di vita con un ultimo accorato appello a tutti i responsabili della guerra nella ex Jugoslavia: <<A tutti diciamo: deponete le armi, sottraetevi all'oppressione dei mercanti della guerra... Dove vorreste che, nel libro della storia dell'umanità, negli anni futuri, il vostro nome venisse letto: nel libro della vita o nel libro della morte?>>
Così scriveva alla vigilia del viaggio a Sarajevo quando già la malattia aveva minato in modo irreversibile il suo fisico: «Il cammino verso Sarajevo, che si compirà dal 7 al 13 dicembre 1992, da un esercito disarmato di operatori di pace, ha un celebre precedente: l'irruzione di Francesco d'Assisi nel campo militare di Damietta, in Palestina, presidiata dal sultano Melik el Kamil. Il cammino verso Sarajevo, che partirà anch'esso da Ancona, vuole ripetere lo stesso gesto di Francesco. Porsi come richiamo alla tragicità della violenza che non potrà mai risolvere i problemi dei popoli».
Mons. Antonio Bello, “don Tonino” come amava farsi chiamare, è morto a Molfetta il 20 aprile 1993. I funerali, celebrati sulla piazza antistante l'antico Duomo, furono seguiti da una folla innumerevole di persone giunte da tutta Italia.
Il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione. In data 30 aprile 2010 si è tenuta la prima seduta pubblica nella cattedrale di Molfetta alla presenza di autorità religiose e civili.