Sudorazione di sangue di Gesù

10.07.2018 17:25

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Sudorazione sangue di Gesù

Oggi nessuno contesta la storicità di questo fenomeno in Gesù, dal momento che la sudorazione di sangue è un fenomeno, benché raro, attestato dalla medicina. Il noto biblista Giuseppe Ricciotti scrive: “Un fenomeno fisiologico, designato come ematidrosi cioè sudore sanguigno, ben noto ai medici. L’osservazione era stata fatta già da Aristotele che impiega anche il termine là dove dice che "taluni sudarono un sanguigno sudore (Historia animalium, III, 19). Il fenomeno avvenuto in Gesù potrà essere oggetto dì ricerche scientifiche dei fisiologi, pur essendo presenti le singolari circostanze del paziente: Luca, trasmettendo egli solo questa notizia, sembra tacitamente invitare a tali ricerche” (G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, n. 556). La sudorazione di acqua produce gocce di sudore. In Gesù, per la rottura dei vasi capillari, vi fu sudore a modo (come) di gocce. Tale sudore di sangue in Gesù dovette essere molto abbondante se gli inondò il volto e cadeva al suolo! Dopo di lui alcuni santi e persone pie hanno avuto sudori di sangue: santa Ludgarda (1182-1246), la Beata Cristina di Stumbeln (1241-1312), Maddalena Morice (1736-1769), Maria Domenica Lazzari (1815-1848), Caterina Putigny (1803-1885) ed altre. Ancora più rari sono i casi di lacrime di sangue. La storia della Mistica ne può registrare solo due: Rosa Maria Andriani (1786-1845) e Teresa Neumann (1898-1962). Non abbiamo dunque motivi per dire che San Luca abbia voluto usare un’iperbole, e cioè con quella figura retorica in cui un concetto è espresso in termini volutamente esagerati.

Sudorazione di sangue in medicina

Alcuni anni fa un dottore francese, Barbet, si trovava in Vaticano insieme con un suo amico, il dottor Pasteau. Nel circolo di ascoltatori c’era anche il cardinal Pacelli. Pasteau raccontava che, in seguito alle ricerche del dottor Barbet, si poteva ormai essere certi che la morte di Gesù in croce era avvenuta per contrazione tetanica di tutti i muscoli e per asfissia. Il cardinal Pacelli impallidì. Poi mormorò piano: Noi non ne sapevamo nulla; nessuno ce ne aveva fatto parola. In seguito a quella osservazione Barbet stese per iscritto una allucinante ricostruzione, dal punto di vista medico, della passione di Gesù. Premise un’avvertenza: «Io sono soprattutto un chirurgo; ho insegnato a lungo. Per 13 anni sono vissuto in compagnia di cadaveri; durante la mia carriera ho studiato a fondo l’anatomia. Posso dunque scrivere senza presunzione ».

«Gesù entrato in agonia nell’orto del Getsemani – scrive l’evangelista Luca – pregava più intensamente. E diede in un sudore come di gocce di sangue che cadevano fino a terra». Il solo evangelista che riporta il fatto è un medico, Luca. E lo fa con la precisione di un clinico. Il sudar sangue, o ematoidròsi, è un fenomeno rarissimo. Si produce in condizioni eccezionali: a provocarlo ci vuole una spossatezza fisica, accompagnata da una scossa morale violenta, causata da una profonda emozione, da una grande paura. Il terrore, lo spavento, l’angoscia terribile di sentirsi carico di tutti i peccati degli uomini devono aver schiacciato Gesù. Questa tensione estrema produce la rottura delle finissime vene capillari che stanno sotto le ghiandole sudoripare… Il sangue si mescola al sudore e si raccoglie sulla pelle; poi cola per tutto il corpo fino a terra.

Conosciamo la farsa di processo imbastito dal Sinedrio ebraico, l’invio di Gesù a Pilato e il ballottaggio della vittima fra il procuratore romano ed Erode. Pilato cede e ordina la flagellazione di Gesù. I soldati spogliano Gesù e lo legano per i polsi a una colonna dell’atrio. La flagellazione si effettua con delle strisce di cuoio multiplo su cui sono fissate due palle di piombo o degli ossicini. Le tracce sulla Sindone di Torino sono innumerevoli; la maggior parte delle sferzate è sulle spalle, sulla schiena, sulla regione lombare e anche sul petto. I carnefici devono essere stati due, uno da ciascun lato, di ineguale corporatura. Colpiscono a staffilate la pelle, già alterata da milioni di microscopiche emorragie del sudor di sangue. La pelle si lacera e si spacca; il sangue zampilla. A ogni colpo il corpo di Gesù trasale in un soprassalto di dolore. Le forze gli vengono meno: un sudor freddo gli imperla la fronte, la testa gli gira in una vertigine di nausea, brividi gli corrono lungo la schiena. Se non fosse legato molto in alto per i polsi, crollerebbe in una pozza di sangue.

Poi lo scherno dell’incoronazione. Con lunghe spine, più dure di quelle dell’acacia, gli aguzzini intrecciano una specie di casco e glielo applicano sul capo. Le spine penetrano nel cuoio capelluto e lo fanno sanguinare (i chirurghi sanno quanto sanguina il cuoio capelluto). Dalla Sindone si rileva che un forte colpo di bastone dato obliquamente, lasciò sulla guancia destra di Gesù una orribile piaga contusa; il naso è deformato da una frattura dell’ala cartilaginea. Pilato, dopo aver mostrato quello straccio d’uomo alla folla inferocita, glielo consegna per la crocifissione. Caricano sulle spalle di Gesù il grosso braccio orizzontale della croce; pesa una cinquantina di chili. Il palo verticale è già piantato sul Calvario. Gesù cammina a piedi scalzi per le strade dal fondo irregolare cosparso di cottoli. I soldati lo tirano con le corde. Il percorso, fortunatamente, non è molto lungo, circa 600 metri. Gesù a fatica mette un piede dopo l’altro; spesso cade sulle ginocchia.

E sempre quella trave sulla spalla. Ma la spalla di Gesù è coperta di piaghe. Quando cade a terra la trave gli sfugge e gli scortica il dorso. Sul Calvario ha inizio la crocifissione. I carnefici spogliano il condannato; ma la sua tunica è incollata alle piaghe e il toglierla è semplicemente atroce. Non avete mai staccato la garza di medicazione da una larga piaga contusa? Non avete sofferto voi stessi questa prova che richiede talvolta l’anestesia generale? Potete allora rendervi conto di che si tratta.

Ogni filo di stoffa aderisce al tessuto della carne viva; a levare la tunica, si lacerano le terminazioni nervose messe allo scoperto nelle piaghe. I carnefici danno uno strappo violento. Come mai quel dolore atroce non provoca una sincope? Il sangue riprende a scorrere; Gesù viene steso sul dorso. Le sue piaghe s’incrostano di polvere e di ghiaietta. Lo distendono sul braccio orizzontale della croce. Gli aguzzini prendono le misure. Un giro di succhiello nel legno per facilitare la penetrazione dei chiodi e l’orribile supplizio ha inizio. Il carnefice prende un chiodo (un lungo chiodo appuntito e quadrato), lo appoggia sul polso di Gesù; con un colpo netto di martello glielo pianta e lo ribatte saldamente sul legno.

Gesù deve avere spaventosamente contratto il viso. Nello stesso istante il suo pollice, con un movimento violento, si è messo in opposizione nel palmo della mano: il nervo mediano è stato leso. Si può immaginare ciò che Gesù deve aver provato: un dolore lancinante, acutissimo che si è diffuso nelle sue dita, è zampillato, come una lingua di fuoco, nella spalla, gli ha folgorato il cervello il dolore più insopportabile che un uomo possa provare, quello dato dalla ferita dei grossi tronchi nervosi. Di solito provoca una sincope e fa perdere la conoscenza. In Gesù no. Almeno il nervo fosse stato tagliato netto! Invece (lo si constata spesso sperimentalmente) il nervo è stato distrutto solo in parte: la lesione del tronco nervoso rimane in contatto col chiodo: quando il corpo di Gesù sarà sospeso sulla croce, il nervo si tenderà fortemente come una corda di violino tesa sul ponticello. A ogni scossa, a ogni movimento, vibrerà risvegliando il dolore straziante. Un supplizio che durerà tre ore. Anche per l’altro braccio si ripetono gli stessi gesti, gli stessi dolori. Il carnefice e il suo aiutante impugnano le estremità della trave; sollevano Gesù mettendolo prima seduto e poi in piedi; quindi facendolo camminare all’indietro, lo addossano al palo verticale. Poi rapidamente incastrano il braccio orizzontale della croce sul palo verticale.

Le spalle di Gesù hanno strisciato dolorosamente sul legno ruvido. Le punte taglienti della grande corona di spine hanno lacerato il cranio. La povera testa di Gesù è inclinata in avanti, poiché lo spessore del casco di spine le impedisce di riposare sul legno. Ogni volta che Gesù solleva la testa, riprendono le fitte acutissime. Gli inchiodano i piedi. È mezzogiorno. Gesù ha sete. Non ha bevuto nulla né mangiato dalla sera precedente. I lineamenti sono tirati, il volto è una maschera di sangue. La bocca è semiaperta e il labbro inferiore già comincia a pendere. La gola è secca e gli brucia, ma Gesù non può deglutire. Ha sete. Un soldato gli tende, sulla punta di una canna, una spugna imbevuta di una bevanda acidula in uso tra i militari. Ma questo non è che l’inizio di una tortura atroce. Uno strano fenomeno si produce nel corpo di Gesù. I muscoli delle braccia si irrigidiscono in una contrazione che va accentuandosi: i deltoidi, i bicipiti sono tesi e rilevati, le dita si incurvano. Si tratta di crampi. Alle cosce e alle gambe gli stessi mostruosi rilievi rigidi; le dita dei piedi si incurvano. Si direbbe un ferito colpito da tetano, in preda a quelle orribili crisi che non si possono dimenticare. È ciò che i medici chiamano tetanìa, quando i crampi si generalizzano: i muscoli dell’addome si irrigidiscono in onde immobili; poi quelli intercostali, quelli del collo e quelli respiratori. Il respiro si è fatto a poco a poco più corto. L’aria entra con un sibilo ma non riesce quasi più a uscire. Gesù respira con l’apice dei polmoni. La sete di aria: come un asmatico in piena crisi, il suo volto pallido a poco a poco diventa rosso, poi trascolora nel violetto purpureo e infine nel cianotico. Gesù, colpito da asfissia, soffoca. I polmoni, gonfi d’arìa non possono più svuotarsi. La fronte è imperlata di sudore, gli occhi gli escono fuori dall’orbita. Che dolori atroci devono aver martellato il suo cranio! Ma cosa avviene? Lentamente, con uno sforzo sovrumano, Gesù ha preso un punto di appoggio sul chiodo dei piedi. Facendosi forza, a piccoli colpi, si tira su, alleggerendo la trazione delle braccia. I muscoli del torace si distendono. La respirazione diventa più ampia e profonda, i polmoni si svuotano e il viso riprende il pallore primitivo.

Perché tutto questo sforzo? Perché Gesù vuole parlare: «Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno». Dopo un istante il corpo ricomincia ad afflosciarsi e l’asfissia riprende. Sono state tramandate sette frasi di Gesù dette in croce: ogni volta che vuol parlare, Gesù dovrà sollevarsi tenendosi ritto sui chiodi dei piedi… Inimmaginabile! Uno sciame di mosche (grosse mosche verdi e blu come se ne vedono nei mattatoi e nei carnai), ronza attorno al suo corpo; gli si accaniscono sul viso, ma egli non puo’ scacciarle. Fortunatamente, dopo un po’, il cielo si oscura, il sole si nasconde: d’un tratto la temperatura si abbassa. Fra poco saranno le tre del pomeriggio. Gesù lotta sempre; di quando in quando si risolleva per respirare. È l’asfissia periodica dell’infelice che viene strozzato e a cui si lascia riprendere fiato per soffocarlo più volte. Una tortura che dura tre ore.

Tutti i suoi dolori, la sete, i crampi, l’asfissia, le vibrazioni dei nervi mediani, non gli hanno strappato un lamento. Ma il Padre (ed é l’ultima prova) sembra averlo abbandonato: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Ai piedi della croce stava la madre di Gesù. Potete immaginare lo strazio di quella donna? Gesù dà un grido: « È finito ». E a gran voce dice ancora: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito ». E muore.

Da un Blog del 2012 …

Terminata l'ultima cena, Gesù appariva pensieroso e abbattuto. Dopo aver raccomandato a tutti di pregare, si ritirò alla distanza di un tiro di sasso. Soffriva una terribile tristezza. L'Evangelista Marco la descrive così: "La mia anima è triste fino alla morte". Non era una tristezza qualsiasi, era una tristezza mortale. 'Si sentiva morire' per una sofferenza morale. Egli inoltre sapeva bene tutto quello che gli sarebbe accaduto. La sua conoscenza non era come la nostra e ciò rendeva certo la sua consapevolezza ancor più lucida e vivida. E anche se interiormente accettava, la sua natura umana rifiutava: Gesù, conoscendo nel presente ciò che stava per accadere, reagì con terrore e tristezza, per i quali 'gli sembrava di morire', accompagnati da un fenomeno, raro sì, ma che può verificarsi in medicina, chiamato 'hemathridosis', una sudorazione speciale accompagnata da sangue. L'Evangelista Luca, medico, riferisce questo fenomeno con realismo: "Entrato in agonia, sentendosi morire, il suo sudore si fece come grumi di sangue che cadevano per terra". Scrive: 'grumi' e non 'gocce di sangue'. Luca adopera il termine 'tromboi', parola greca, che nella nostra lingua significa: 'grumo, trombo'. Da questa parola deriva quella che noi chiamiamo 'trombosi', che è una malattia prodotta da un trombo o coagulo di sangue. Singolare che questa parola usata da Luca abbia messo in difficoltà tutti i traduttori del suo Vangelo, fin dai primi tempi. Tanto è stato lo sconcerto prodotto da questa parola, che più di un autore è giunto a dire che questo testo fosse falso, 'un pezzo aggiunto' all'originale, e che pertanto fosse da escludere dal Vangelo. Altri non hanno osato tanto, ma nel tradurre hanno sempre utilizzato l'espressione: 'Gocce di Sangue'. La stessa Bibbia di Gerusalemme ha tradotto: "Gocce dense di sangue". L'unico che è giunto a tradurre il termine per metà, è stato Padre Lagrange, il quale rende la parola 'tromboi' con 'globuli' di sangue. Tutti portavano come ragione il fatto che è impossibile che i grumi passino attraverso i pori. E' strano che non abbiano compreso un termine così chiaro nel suo vero significato.
Ecco il nocciolo della questione: sicuramente, di fronte ad un fenomeno psichico della portata di quello che si è verificato in Gesù, la Sua natura umana ha avuto una reazione di paura. Gesù 'si sentiva morire' per un dolore puramente morale e anche per quel fenomeno, sì raro, ma possibile dal punto di vista medico, che - come abbiamo già detto - è chiamato 'HEMATHIDROSIS', che letteralmente significa: 'sudore di sangue' (per inciso: - è un fenomeno che ho letto essere accaduto di recente a sei condannati a morte, ma non so se la fonte è sicura - ). Consiste in questo: di fronte ad un grande timore o terrore, le glandole sudoripare, che abbiamo diffuse in tutto il corpo, si dilatano e nello stesso tempo si verifica una grande vasodilatazione dei capillari sottocutanei che sono collegati alle ghiandole. Questa vasodilatazione dei capillari produce una secrezione maggiore delle ghiandole sudoripare. Le ghiandole sudoripare, dilatate al massimo, comprimono i capillari, i quali si rompono. Il sangue dei capillari rotti si mescola con il sudore e questo miscuglio sale alla superficie del corpo per mezzo dei pori; una volta affiorato in superficie, si scinde: da una parte c'è il sudore, che cade, e dall'altra c'è il sangue che, più denso, si mantiene fra le rugosità della pelle e la lanuggine, dove si coagula; il tempo di coagulazione va dai due ai cinque minuti. I piccoli grumi, così formatisi sopra alla pelle, cadono a terra, sospinti dal nuovo e abbondante sudore che continua a sgorgare. E così di seguito. S. Luca, allora, ha ragione nello scrivere: "E il suo sudore si fece come coaguli di sangue che cadevano fino a terra". Quanto tempo durò questo fenomeno? Il Vangelo non lo dice chiaramente. Potremmo trarre qualche indicazione attraverso ciò che Gesù disse agli Apostoli: "Non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?".
A proposito del fatto del sudore di sangue si possono fare delle considerazioni:
1. Per la grande quantità di sangue che ha versato (dato che il fenomeno si è prodotto su tutto il corpo), Gesù dovrebbe essere entrato in uno stato di CHOC HIPOVOLEMICO, data la perdita di tanto sangue in così poco tempo.
2. Il sudore intenso e la gran quantità di sangue emanata da tutto il corpo, produsse in Gesù una intensa sete. Sete ardente accompagnata da uno stato febbrile, che aumentò in proporzione alle successive perdite di sangue (Flagellazione, Coronazione di spine) e che accompagnò Gesù durante tutto il tempo della Passione.
3. Per la medesima ragione e per le stesse cause esposte, da questo momento, Gesù provò una grande HIPOTENSION ARTERIALE, con la conseguente perdita, sempre maggiore, delle forze fisiche.
4. La grande dilatazione delle ghiandole sudorali, unita alla rottura di migliaia di capillari, lasciò la DERMIS e la HEPIDERMIS di Gesù tutta indolenzita. In altre parole, sotto la pelle esterna, tutto il corpo di Gesù restò come 'carne viva'; una situazione che era la meno adatta a sopportare i colpi che il suo corpo soffrì fino alla sua morte. Pensiamo un poco a quello che dovettero essere la flagellazione, la coronazione di spine, il portare la croce, con un corpo in tale stato.
Fra tutti gli oltraggi che Gesù soffrì durante la sua Passione, non possiamo non tener conto di questo fenomeno fisiologico e delle sue conseguenze.