Papa Francesco : cristiani vivano in armonia non in “tranquillità”

05.04.2016 20:27

Così il pontefice durante l'omelia a Santa Marta

VIDEO RADIO VATICANA  Da Santa Marta  5 aprile 2016

Non è possibile confondere l’armonia che regna in una comunità cristiana, frutto dello Spirito Santo, con la “tranquillità” negoziata che spesso copre, in modo ipocrita, contrasti e divisioni interne. Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia della Messa del mattino celebrata in Casa S. Marta. Una comunità unita in Cristo, ha detto il Papa, è anche una comunità coraggiosa.

Un cuore solo, un’anima sola, nessun povero, beni distribuiti secondo bisogno. C’è una parola che può sintetizzare i sentimenti e lo stile di vita della prima comunità cristiana, secondo il ritratto che ne fanno gli Atti degli Apostoli: armonia.

L’armonia e il suo nemico
Una parola sulla quale però bisogna intendersi, afferma Papa Francesco all’inizio dell’omelia, perché non si tratta di una concordia qualsiasi ma di un dono del cielo per chi, come sperimentano i cristiani della prima ora, è rinato dallo Spirito:

“Noi possiamo fare accordi, una certa pace… ma l’armonia è una grazia interiore che soltanto può farla lo Spirito Santo. E queste comunità, vivevano in armonia. E i segni dell’armonia sono due: nessuno ha bisogno, cioè tutto era comune. In che senso? Avevano un solo cuore, una sola anima e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Nessuno infatti tra loro era bisognoso. La vera ‘armonia’ dello Spirito Santo ha un rapporto molto forte con il denaro: il denaro è nemico dell’armonia, il denaro è egoista. E per questo, il segno che dà è che tutti davano il loro perché non ci fossero i bisognosi”.

“Tranquillità”, fragile velo
Il Papa si sofferma su questo aspetto e ripete l’esempio virtuoso offerto dal brano degli Atti, quello di Barnaba, che vende il suo campo e ne consegna agli Apostoli il ricavato. Ma i versetti immediatamente successivi, non compresi dalla lettura, offrono anche un altro episodio opposto al primo, che Francesco cita: quello di Anania e Safira, una coppia che finge di dare quanto guadagnato dalla vendita di un campo, in realtà trattenendo per sé una parte del denaro – scelta che avrà per loro un prezzo amarissimo, la morte. Dio e il denaro sono due padroni “il cui servizio è irriconciliabile”, ripete Francesco, che subito dopo fa chiarezza anche di un equivoco che potrebbe insorgere sul concetto di “armonia”. Non va confusa, afferma, con la “tranquillità”:

“Una comunità può essere molto tranquilla, andare bene: le cose vanno bene… Ma non è in armonia. Una volta ho sentito dire da un vescovo una cosa saggia: ‘Nella diocesi c’è tranquillità. Ma se tu tocchi questo problema… o questo problema… o questo problema, subito scoppia la guerra’. Un’armonia negoziata, sarebbe questa, e questa non è quella dello Spirito. E’ un’armonia – diciamo – ipocrita, come quella di Anania e Safira con quello che hanno fatto”.

Lo Spirito e il coraggio
Francesco conclude invitando alla rilettura degli Atti degli Apostoli sui primi cristiani e la loro vita in comune. “Ci farà bene”, dice, per capire come testimoniarne la novità in tutti gli ambienti in cui si vive. Sapendo, soggiunge, che come per l’armonia, anche nell’impegno dell’annuncio si coglie il segno di un altro dono:

“L’armonia dello Spirito Santo ci dà questa generosità di non avere niente come proprio, mentre ci sia un bisognoso. L’armonia dello Spirito Santo ci dà un secondo atteggiamento: ‘Con grande forza, gli apostoli davano testimonianza della Resurrezione del Signore Gesù, e tutti godevano di grande favore’, cioè il coraggio. Quando c’è armonia nella Chiesa, nella comunità, c’è il coraggio, il coraggio di dare testimonianza del Signore Risorto”. 

a cura di Alessandro De Carolis 

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